lunedì 19 settembre 2011

Brindisi, la dura realtà

Basta la trasferta di Ischia (due a zero, sconfitta inevitabile, ancorchè rispettosa della realtà di un match fallito sin dall’inizio) per sgonfiare l’allegria ritrovata. Il Brindisi si ritrova un po’ svuotato, dopo due settimane di ottimi pensieri e prestazioni ampiamente confortanti (sei punti, sei gol, difesa imbattuta, segnali interessanti). La terza prova riavvicina la formazione di Boccolini alla quotidianità e ai suoi vicoli stretti, impoverendo quegli entusiasmi appena raccolti dalla gente. Ma, nel palone, è difficile inventarsi qualcosa. E, ancora di più, costruire in fretta. Il Brindisi è riemerso alla luce della serie D improvvisamente, temerariamente: e un organico edificato in poco più di dieci giorni non può offrire garanzie assolute, mai. Eppure, l’elenco a disposizione del tecnico marchigiano, che possiede esperienza e carisma per governare la situazione contingente e i pericoli del viaggio, non è affatto male. Dove qualche pedina evidentemente stagionata (Galetti, per esempio) non sembra aver perso il proprio rapporto di fiducia con il campo, aggrappandosi agli stimoli e a una professionalità di fondo che, altrettanto evidentemente, spesso fa la differenza. Ecco perchè non crediamo ad un ridimensionamento incondizionato del Brindisi. Ma, piuttosto, ad un inconveniente all’interno di un percorso di crescita che proseguirà: provando, magari, a completarsi più avanti, in coincidenza con la riapertura delle liste, a dicembre, momento ideale per limare, sgrossare, ottimizzare. Nel frattempo, la caduta di Ischia potrebbe anche aver aiutato allenatore e squadra. Una squadra, comunque, da ritrovare: giusto per non perdere i contatti dalle prime della classe. La storia degli ultimissimi campionati di D, del resto, ci insegna che i conti si chiudono al fotofinish, o quasi.