giovedì 15 settembre 2011

Il Taranto comincia bene

Le esigenze (sospensioni di match e recuperi infrasettimanali compresi) dettano le regole, gli uomini (e gli atteggiamenti, anche tattici) si rincorrono, ma il Taranto c’è. E, se non fosse per quel punto di pealizzazione ereditato nella questione estiva del calcioscommesse, la gente di Dionigi accompagnerebbe Como e Carpi sulla vetta del girone. Condizione che, dopo due sole giornate di pallone che rotola non costituisce ancora una grande notizia, ma che indubbiamente produce ottimi effetti sul morale e nell’ambiente. Sulla Spal, nel vero match di esordio, l’affermazione è quel che si dice più tonica, meglio costruita. Ma il successo di Lumezzane, tre giorni più tardi, è esuberante (tre a zero) e indicativo: della consapevolezza delle proprie potenzialità su cui sembra galleggiare la squadra e della robustezza di un assetto che cambia qualche pedina in virtù del turn over. Senza risentirne eccessivamente. Pur impostando una partita meno pulita, in cui tuttavia emerge pure la capacità di sobbarcarsi il peso della sofferenza, prima dell’esplosione (tutte le marcature arrivano nella seconda frazione di gioco). Annotazioni che confermano un’impressione già utilizzata su queste colonne: l’idea di confermare il blocco della passata stagione è intelligente. Perchè consente di sfruttare automatismi e abitudini già collaudate e, ovviamente, di continuare idealmente il discorso impostato poco meno di un anno fa. Il Taranto, oggi, sembra la prosecuzione naturale di quella programmazione varata con l’ultimo avvicendamento di panchina: tutti d’accordo. E tutti d’accordo pure nel constatare che circola aria nuova, attorno a questo progetto. Da non sperperare: tutti avvisati. Soprattutto quelli che scalpitano senza rispetto per la naturale gestazione di un risultato. E per quelli che, in diciott’anni, gli ultimi diciott’anni, hanno preteso per troppo amore: diventando un intralcio.