martedì 6 settembre 2011

La sostenibile leggerezza del non dover dimostrare

La prima in campionato della Virtus Casarano è felice. Il successo, sotto una certa angolazione, è insperato: perchè ottenuto ai danni di una delle formazione più blasonate del girone appulocampano di quinta serie, la Turris di Liquidato. Buona prestazione, buon risultato: al Capozza finisce uno a zero. La squadra affidata a Caracciolo (che, nel frattempo, ha recuperato Villa e Rosciglione, inglobato Alessandrì e mantenuto gente come il match winner Aragão e Calabro) si sorregge sulla saldezza interpretativa, sull’abnegazione e sull’applicazione, cominciando nel migliore dei modi una stagione oggettivamente misteriosa (l’abassamento delle pretese e, soprattutto, del budget societario limitano gli appetiti e riducono gli orizzonti). Una stagione che la proprietà non si vergogna di definire di transizione, cioè ispirata al conseguimento del traguardo più modesto, quello della salvezza, che stride con le ambizioni cullate negli ultimi ventiquattro mesi. E con il quale la tifoseria sembra essersi abituata a convivere. Ma oggi il Casarano gode di un vantaggio, di una maggiore leggerezza psicologica, di uno status assai più sostenibile: questa volta non ci sono obblighi. E non esiste il dovere di dimostrare sempre qualcosa a chiunque. Escludendo sin d’ora qualsiasi coinvolgimento nella lotta più nobile, può essere un bene. E la base per un discorso più solido: magari, più in là.