lunedì 27 settembre 2010

L'Ostuni e una sentenza già scritta

Certi timori cullati all’ombra del pessimismo erano legittimi. L’Ostuni è una somma di buone intenzioni, ma niente di più. Troppo inesperto, l’organico. E, oggettivamente, troppo debole: la serie D pretende qualcosa di più, qualcosa di meglio. Se n’è accorto, dopo molte parole di fiducia, anche Vittorio Insanguine, allenatore oltre tutto esordiente e privo di quell’esperienza che, talvolta, riesce a ottenere risultati insperati da una squadra improbabile. Il coach, al termine del match di Capriati (tre a zero al passivo, di fronte ad una sparring partner diretta nella lotta per la salvezza), detta il numero dei rinforzi utili per sperare in un futuro diverso: cinque o sei. Operazione che, in questo momento, il club non potrebbe permettersi, per le antiche difficoltà economiche. A meno che l’eventuale nuovo padrone (l’ennesimo) della società – Regnani, si dice, potrebbe rimpiazzare Rubino, con l’avallo del sindaco Tanzarella – non si presenti con un portafoglio interessante. Le prime quattro uscite di campionato, intanto, esprimono una bocciatura netta: altrettante sconfitte, senza il conforto di una prospettiva, di un segnale di crescita. Il tutto dentro un ambiente già depresso: dove anche il tecnico sembra aver ceduto, emotivamente parlando. Oggi come oggi, cioè, la retrocessione sembra già scritta, ad un mese dal via. Già somatizzata. Come la più naturale delle sentenze.