martedì 14 settembre 2010

Seconda puntata: ed è un altro Lecce

C’è differenza, tra il debutto e la seconda recita del Lecce. E’ diverso, molto diverso, il risultato (successo, di misura, sulla Fiorentina). Ed è diverso, molto diverso, l’approccio alla gara, così come differenti sono l’intensità del gioco, la gestione dei novanta minuti, l’arte di saper stare in campo. Dalla sosta del campionato esce una squadra rivitalizzata, credibile. Che può giocarsi le fiches a disposizione. Certo, differente si dimostra anche l’avversario: opaco e, talvolta, impacciato. E, oltre tutto, anche penalizzato dal direttore di gara (il sigillo del pareggio gigliato, immediatamente invalidato, avrebbe onestamente meritato opposta decisione). Niente a che vedere, tuttavia, con il Milan di quindici giorni prima. Ma la formazione di De Canio s’industria con più coraggio, più applicazione, più sicurezza. Riuscendo a sveltire la manovra, a riscoprire la fame di Di Michele (è sua la firma della vittoria), l'utilità di gente come Vives e Grossmüller e a lasciarsi sedurre dalle accelerazioni e dalle intuizioni dell’argentino Piatti. E, soprattutto, a disegnarsi meno spaventata, psicologicamente più salda. Reinventata nella testa, prima ancora che nel modulo.