mercoledì 20 ottobre 2010

Foggia, una rincorsa per entusiasmarsi

Tutti convinti: il Foggia del primo tempo, quello del derby di domenica, è il migliore visto sin qui. Il migliore, perché il più autoritario. E il più lucido, cioè il più pericoloso. Solido in Iozzia, ispirato in Burrai, velenoso in Sau. Bello, frizzante, ma oltre il limite dello spreco. Peggio: l’Andria passa, poco prima dell’intervallo. E sogna, quasi sino in fondo. La gioventù di Zeman, in coda ad una decina di occasioni interessantissime, rincorre e s’impossessa della partita sui titoli di coda, ribaltando lo score. Vincendo una gara praticamente persa. E’ una delle magie delle squadre del boemo, che s’impongono e cadono, che si rattristano e si rialzano. E’ la storia corrente del Foggia, un collettivo in piena evoluzione, al culmine di un lavoro che non si esaurisce qui. Ancora acerba e discontinua per poter pensare di disputarsi i playoff, a fine torneo. Ma già consapevole di aver abbozzato il cammino all’interno di un progetto. Magari biennale. E che promette di fruttare, con i giusti accorgimenti che la società vorrà e saprà applicare, quando se ne presenterà l’occasione. Un derby, certo, non è per sempre. Ma fa molto bene, quando si vince. E aiuta a scaldare un ambiente già entusiasta. La società lo sa. E cavalca l’onda del successo, raiprendo la campagna abbonamenti. Consapevole che è il momento più indicato per vedersi riconoscere la bontà del lavoro svolto in poco più di due mesi. Che, intanto, un risultato l’ha già raggiunto, azzerando dalle viscere della piazza quel cattivo umore e quell’alone di depressione coltivato da anni.