lunedì 11 ottobre 2010

Taranto, vittoria con interrogativi

Sta accadendo qualcosa, sui due Mari. Sembra che patron D’Addario si sia stancato di Brucato, allenatore troppo spesso delegittimato. Tanto che il presidente, deluso dalla trasferta di Pisa, in settimana avrebbe contattato Galderisi, coach attualmente senza panchina. Sembra che la squadra abbia accusato i malumori nati e cresciuti in settimana. E, con i malumori, certi processi sbrigativi, certe contestazioni sotterranee e un’atmosfera irreale, per una squadra che naviga nei quartieri nobili della classifica. Tanto da affrontare il match con la Lucchese assai contratta. Di più: con svagatezza, confusione. Zoppicando, ecco. Sembra, addirittura, che il Taranto abbia scaricato il suo condottiero. Scendendo in campo con la ruggine dei giorni più sofferti. In tanti, del resto, sulle tribune l’hanno pensato. E l’hanno detto. Per ottanta minuti. E sembra, infine, che il collettivo abbia radunato le forze nel momento decisivo, sostenendo con le architravi della vittoria il suo trainer già condannato. Ribaltando, con Innocenti e Rantier, il risultato: proprio al fotofinish. E ingannando la giustizia calcistica: la Lucchese, diciamolo sinceramente, avrebbe meritato almeno un punto. A partita consumata, allora, restano alcune indicazioni. La prima: il Taranto continua a non giocare di squadra, ma giostra ancora sulle intuizioni del suo reparto avanzato. La seconda: il Taranto comincia a innervosirsi. Come accade ogni anno, per un motivo o per l’altro. La terza: la società, adesso, si trova in difficoltà: con un allenatore nuovo all’uscio e quello vecchio che, al di là di tutto, torna a vincere, blindando il secondo posto. Condizione che, peraltro, non impedirebbe a D’Addario di cambiare guida tecnica: nulla è impossibile. E poi, quando decide, il generale decide. Brucato, intanto, attacca una parte di stampa, respingendo qualche accusa e, in sostanza, circumnavigando il problema. Le indiscrezioni, infatti, non nascono per caso, né si inventano. Così come non si inventano le condizioni migliori per lavorare. Qui, però, l’allenatore c’entra poco. C’entra, piuttosto, la società, ancora troppo umorale per disegnarsi un futuro diverso.