martedì 26 ottobre 2010

L'incubo dell'Andria

Si complica tutto: l’Andria perde, ancora. In casa, di fronte ad una Juve Stabia che proprio irresistibile non è, come specificano la classifica e le cronache recenti. E poi perde male: tra confusioni ed errori. Piegandosi un po’ su se stessa, rifiutandosi di assimilare i concetti basilari che determinano la crescita. O che alla crescita accompagnano. Segno inconfondibile che la perizia e la pazienza di Papagni, da sole, non bastano. Che il lavoro quotidiano è, evidentemente, insufficiente. Che la tranquillità, dentro e attorno alla squadra, non è proprio una qualità in esubero. Che, tecnicamente e tatticamente, qualcosa non quadra: nonostante un organico oggettivamente non disprezzabile. Anzi, buono per centrare l’obiettivo della salvezza, appena un gradino sotto di quello originario, nonché auspicato da tutti, prima che il campionato si avviasse. L’Andria perde la partita, molte certezze residue e anche la gente che tifa. Definitivamente, pare. I supporters più caldi insorgono. E, dai mugugni ingombranti, passano alla contestazione aperta. Che tocca tutti. Non solo giocatori e tecnico, ma anche Di Bari, diesse indigeno, e la società. La reazione è pronta, altrettanto veemente: Nicola Canonico, imprenditore girovago e presidente di nomina fresca, s’adombra e saluta, trascinandosi il suo vice Fusiello. Mentre, nel frattempo, nascono contenziosi verbali particolarmente piccanti: per strade e nei forum virtuali. E fioccano accuse: anche di boicottaggio. Per non parlare delle minacce denunciate dal vertice societario. Non è la fine della storia (dopodomani, del resto, si riunisce il consiglio d’amministrazione), ma la storia si deteriora. E il silenzio stampa imposto a chiunque non limita i danni. Il vortice della rabbia, così, ricaccia Andria e l’Andria in un tunnell giù conosciuto. Se ne accorge proprio Fusiello, che detta: «Passano gli anni, ma non cambia niente». E il derby con il Barletta si affaccia nel momento meno indicato. Come negli incubi peggiori.