martedì 5 ottobre 2010

Il Casarano non sprinta, galleggia

Antonio Toma, a Casarano, è blindatissimo: dalla società (che pretende, ma che pure riconosce le difficoltà del percorso verso la promozione, unico obiettivo dichiarato) e dalla gente, con cui il tecnico conserva un legame stretto, un feeling tenace. Ma, chissà, qualcun altro avrebbe potuto già essere schiacciato dalle responsabilità, al suo posto. In una piazza che, quando si parla di pallone, non scherza. Perché la squadra non procede come dovrebbe e vorrebbe. Ostacolata, sempre e comunque, da un dettaglio (l’avversario chiuso a difesa della propria incolumità, il gol invalidato) che non la promuove con chiarezza. Ma anche dall’assenza di una brillantezza duratura, definitiva. Sin qui, la Virtus ha galleggiato. E non ha mai convinto pienamente. Non riempie il campo di sé, anche se molto spesso si fregia di un’indiscussa supremazia territoriale. Non possiede l’istinto del killer. Non azzanna il match, non impone i diritti delle proprie qualità, non si conforta dell’arroganza tecnica con cui è stata concepita. E, pur mantenendosi a ridosso della capolista Arzanese, viaggia con tre lunghezze (rimediabilissime, ci mancherebbe) di disavanzo dalla vetta. In quattro gare. A Pisticci, domenica, lo zero a zero è stato salutato, oggettivamente, con un po’ di delusione. Comprensibile: perché sono queste le partite da vincere. Inutile girare attorno al problema: è un’occasione sprecata. Anche se il campionato sembra non aver ancora raggiunto quel livello di chiarezza e, ovviamente, resta aperto a qualsiasi soluzione, domenica dopo domenica. Anche in Lucania, il 4-2-4 disposto da Toma si è proposto, ma senza offrire al confronto un indirizzo netto. Un paio di palle buone per passare a condurre il risultato non costituiscono un dato numerico inattaccabile. Il coach, allora, dovrà escogitare qualcosa di nuovo. O di diverso. Il Casarano non può permettersi una nuova partenza ad handicap, come nella passata stagione. Comunque, l’urgenza del risultato è un avversario che attacca le radici di qualsiasi progetto. E anche quelle di un feeling saldissimo. Che attacca, anzi, all’improvviso. E che, quindi, può fare ancora più male.