giovedì 27 gennaio 2011

De Canio e lo striscione dimenticato

«De Canio abbande». Ovvero, «De Canio vattene». Dialettale, semplice e sferzante, il messaggio di uno striscione recitava esattamente così, nei giorni immediatamente successivi il erby (perso) con il Bari. Da allora, invece, il ritmo di marcia del Lecce si è trasformato. Trascinando con sé nuovi consensi, un po’ di punti (vittoria a Roma, sponda Lazio, divisione dei punti con la capolista Milan e bel pareggio a Firenze) e persino qualche rammarico (penalty fallito da Di Michele proprio domenica, che avrebbe potuto chiudere il discorso con la Fiorentina). Proprio mentre il Bari ha azzerato tutto l’entusiasmo estratto dalla sfida interregionale di inizio duemilaundici. Di quell’invito rivolto al tecnico materano, intanto, non ci si ricorda quasi più. Il malumore è svanito. E il Lecce, adesso, è quart’ultimo: quindi virtualmente salvo, se il campionato fosse finito. Ipotesi che, ovviamente, non corrisponde alla realtà. Ma che, d’altra parte, lascia facilmente intendere quanto la situazione, nei bassifondi della serie A, sia tuttora assai poco definita e suscettibile di nuovi elementi di conversazione. E quanto, ovviamente, i risultati condizionino argomentazioni e commenti. Commenti che, oggi, non possono non tenere conto di un paio di osservazioni: il tecnico sembra aver trovato, nel ventaglio delle possibili soluzioni, la quadratura tattica della squadra, che si affida ad una mediana più operaia e alle intuizioni di Olivera, sistemato dietro le punte. Il Lecce, poi, sembra aver maturato una certa affidabilità atletica di cui, probabilmente, prima non disponeva. Non sono dettagli secondari: e il beneficio è evidente. Sino a nuovo ordine: perché non si sa mai. E perché, all’interno di una stagione, c’è sempre chi sale e, contemporaneamente, chi si sgonfia. De Canio, però, per il momento resta. E anche saldamente. Quello striscione non lo ricorda più nessuno, ormai. E anche la società sembra aver rinunciato, da un po’, a messaggi più o meno da decodificare. E’ la forza dei numeri, l’energia dei risultati.