venerdì 7 gennaio 2011

E il derby risveglia il Bari

Bene così: il derby scivola via senza degenerare, come qualcuno avrebbe voluto far credere che potesse accadere. Nessuna battaglia, sugli spalti. E neppure fuori. Non avevamo dubbi, però: se non altro, perché è difficile che accada qualcosa, sotto i riflettori di un Paese intero. E poi perché, tra Lecce e Bari, non è mai accaduto niente di inguardabile, negli ultimi vent’anni. Questi, cioè, sono fatti. E non chiacchiere. Sull’erba, poi, è un’altra storia. Gode solo il Bari, che trova la vittoria dopo mesi lunghi e bui. E, innanzi tutto, trova l’entusiasmo e la fame di Okaka, nigeriano nato e cresciuto in Umbria, coloured di seconda generazione arrivato dalla Roma in questi giorni per alleviare le fatiche di un gruppo che, intanto, sta lentamente recuperando un po’ di quei titolari persi in infermieria. E’ suo il gol che squarcia il match. Ed è suo il sigillo che zittisce il Lecce, ora avvolto da un alone di paura. Il Bari, dunque, si riaggrappa al campionato. E comincia a reimpossessarsi di quel patrimonio tattico assorbito nel tempo, ma forzatamente accantonato per molte settimane: almeno, ne sembra convinto Ventura. Che, in realtà, non aveva mai disperato. Professando fiducia indelebile, sempre. Di sicuro, però, un dato appare inoppugnabile: con il recupero di qualche pedina e con qualche fortificazione in corso d’opera, i risultati sbocciano di nuovo. Senza contare che il successo in un derby, psicologicamente, vale il doppio. In Salento, ovviamente, ci rimangono male. E il presidente Semeraro fa arrivare a De Canio un messaggio in codice: lasciando intendere che l’ingresso in campo di Vives, a gara inoltrata, potrebbe aver indotto nella squadra la sensazione di doversi accontentare di un punto. Puntualmente perso, nelle ultime battute di gioco. Il rovescio, tuttavia, dovrebbe accelerare (ovvero rendere assolutamente necessarie) le operazioni del mercato di riparazione. Perdere un derby non è mai piacevole: forse, però, a qualcosa potrebbe servire. Vedremo.