giovedì 13 gennaio 2011

Realismo, pazienza e orgoglio

Il Foggia del duemilaundici è fondamentalmente quello del duemiladieci. Imprevedibile, arguto, ma anche ingenuo. E permissivo come pochi, in fase di non possesso. A Lucca accade quello che è accaduto altrove, molte volte. I gol sofferti, questa volta, sono quattro: contro due. Lo spettacolo, magari, è salvaguardato. Ma il risultato no. Cose che andranno messe ancora in preventivo, peraltro. Anche Zeman accetta la realtà con diplomazia, ironia. E non potrebbe essere diversamente, del resto. Lasciando ai microfoni una battuta che sa di realismo e pazienza: «In questa sagra degli errori, il Foggia sembrava essersi fermato al campionato Primavera». Vero. Eppure, conoscendolo solo un po’, siamo convinti che il boemo sia pienamente felice ed orgoglioso di questa squadra. Che sta cercando di plasmare: anche perché l’ambiente sembra essere disposto a concedergli il tempo per farlo. Approfittando della situazione di chiamarsi Zeman, ovviamente: perché, magari, qualcun altro non beneficerebbe della stessa cortesia (Novelli, Porta, Pecchia: tre nomi a caso). Di questa squadra che sta provando ad erudire. E che, in fondo, non tradirebbe mai. Perché non si può tradire un ideale. O una missione.