sabato 27 dicembre 2008

Andria, squalifica inopportuna

E’ il momento di ruggire. O solo di crederci. E, quindi, di concentrarsi sulla strada da percorrere. Cioè, di prepararsi all’evento, se evento ci sarà. Ovvero, allo sprint che comincia a marzo. O ad aprile. Quando i campionati scelgono i protagonisti. E’ il momento di costruire. Di costruirsi una credibilità. Punto dopo punto. Dopo aver masticato duro. Dopo aver vissuto un approccio (al torneo) difficile, ruvido. E’ il momento di dotarsi di una personalità. E di capire se il mercato di metà stagione potrà agevolare il compito. Perché, se la classifica consiglia di provarci, è giusto impegnarsi. E’, dunque, il momento dell’Andria. Che, però, smarrisce la pazienza e si lascia avvinghiare da un nervosismo esasperato. Contro il Gela, sul campo, finisce male (zero a uno). Anzi, peggio: in rissa. E le attenzioni dedicate dalla giustizia sportiva si abbattono severe: quattro turni di squalifica al terreno di gioco. E quattro impegni interni da consumarsi a porte chiuse. Non è proprio l’ideale, in questo momento: anche se le partite si vincono (e si perdono) con o senza sostenitori sugli spalti. Con le porte aperte oppure chiuse. Il contraccolpo psicologico che scaturirà dalla novità di fine duemilaotto, tuttavia, non possiamo prevederlo. Ma è anche normale che possa condizionare. E non ci voleva. Soprattutto adesso. Non ci voleva e lascia anche un po’ stupiti. Pur sapendo che la tensione e lo stress giocano sempre contro. Tensione e stress che, però, ad Andria, si alimentano troppo spesso. E che continuano a essere il nemico più subdolo della squadra e della società, puntualmente inghiottite nel vortice. Questo è il dato: su cui riflettere. Magari, nel nuovo anno. Appena ci sarà tempo per pensarci.