mercoledì 24 marzo 2010

E il Taranto continua a cercarsi

Fischi. Dissenso. E cattivi presagi. Il Taranto di Passiatore riparte da dove aveva lasciato Dellisanti. E non ci sono progressi. Anzi: dopo un po' di pareggi maldigeriti, arriva la sconfitta che il penultimo tecnico non aveva neppure conosciuto. Sconfitta grave, perchè allontana la squadra di un punto (ora sono tre) dalla zona playoff, oscurando pure l'ottimismo degli inguaribili. Ma, innanzi tutto, perchè certifica la confusione in cui galleggiano tutti. Nessuno escluso. Ad esempio, il nuovo coach ridisegna lo scacchiere: privandosi - e non senza polemiche sotterranee - di qualche singolo di spicco. E sistemando in tribuna Giorgino, cioè il giocatore più continuo dall'inizio della stagione. Prezioso per le proprie caratteristiche tattiche, oltre tutto. Il Taranto, comunque, non entra mai davvero in partita. Non la indirizza, non la possiede. Anche perchè continua a non dimostrare anima. Anima che, talvolta, fiorisce dal consolidamento della struttura, dalla lievitazione della fisionomia. Ecco: il Taranto non c'è anche perchè continua ad inseguirsi. Perchè, allenatore dopo allenatore, cerca se stesso nella rotazione degli schemi, dei moduli e dei protagonisti. Non c'è un Taranto di base, non c'è un profilo di riferimento. A due mesi dalla fine della regular-season, la squadra non ha un'identità precisa, ma fluttua tra uno schieramento a una, due o tre punte, senza aver ancora capito come giostrare e, soprattutto, con chi. Il Taranto è un cantiere in continua evoluzione, anche adesso che il campionato sta finendo. E paga l'inseguimento un po' irrazionale ad una quadratura che non arriva. La fibrillazione stringe e costringe: anche se non è più tempo di scelte. Ed è questo l'ostacolo più alto verso i playoff.