domenica 7 marzo 2010

Gallipoli, il crollo è verticale

Il problema è chiaro, da sùbito: il Gallipoli fatica a scrollarsi certi timori e l’approccio alla gara è soft. Troppo. La gente di Giannini rinuncia a darsi un tono e a dotarsi di un ritmo, concedendo al Padova ripartenze e libertà. Così, il vantaggio degli ospiti (siglato dall’argentino Cuffa, uno che anni addietro giocava in Eccellenza pugliese, a Castellaneta) mette Mounard e soci di fronte alla realtà, obbligandoli ad osare. Ma difetta la reazione. Anzi, il Gallipoli è assopito, quasi assente. Non piace neanche sotto il punto di vista della corsa e dell’impegno. Attende chissà cosa: e l’involuzione degli ultimi tempi si fa imbarazzante. L’avversario, di contro, si esprime con semplicità, approfittando di tutto e gestendo meglio la palla. Agli albori della ripresa, poi, il Padova raddoppia con Soncin e si fa davvero dura. Non è sufficiente neppure il sigillo del due a uno, firmato da Volpato, e che pure sembra restituire un po’ di verve e di fiducia. Né l’espulsione del patavino Trevisan. Certo, ora il Gallipoli ci crede, ma è troppo tardi: perché il Padova ostruisce anche con mestiere, perché manca il guizzo e perché Cano rimedia ad un destro secco di Della Penna, unica vera conclusione per pareggiare. Finisce, allora, come non deve, tra i mugugni timidi della tifoseria. Intanto, la prestazione priva di coraggio fa riflettere e, soprattutto, provoca paure. Evidentemente, però, qualcosa è successo all’interno del gruppo: Giannini dovrebbe cominciare seriamente a preoccuparsi. Soprattutto perché il Gallipoli sembra una squadra che, sin qui, ha saputo occultare i limiti con l’organizzazione e la vivacità. Organizzazione e vivacità tramontate: esattamente prima del crollo verticale.