martedì 2 marzo 2010

Sull'orlo di una crisi di nervi

L’ultima prestazione del Foggia è l’ufficializzazione di un disastro. Tecnico e psicologico. La sconfitta (questa volta gode il Cosenza, praticamente obbligato a passare allo Zaccheria) certifica l’eventualità più temuta, ovvero la condanna ad una sofferenza molto peggiore del previsto: perché scansare l’ultimo posto, da domenica, sembra già un’impresa da inseguire. Funziona pochissimo, quasi niente: la squadra di Ugolottisi si sbriciola combattendo appena, si arena nella sua stessa indecisione, si logora a vantaggio già acquisito. Aprendo le proprie porte ad un avversario dimesso e, probabilmente, neppure convinto di superare felicemente l’ostacolo. Il Foggia, cioè, si punisce da solo, confezionando il pareggio e, ovviamente, anche il sorpasso bruzio. Dietro i fotogrammi di un suicidio ineluttabile, imprecisioni individuali e cattivi movimenti collettivi. Come dire: il problema, adesso, è nelle maglie dell’ingranaggio, è nella testa del gruppo. Poi arriva anche il peggio: perché non c’è ribellione, non esiste reazione. E la quarta battuta d’arresto di fila, prima del derby di Taranto che si sta avvicinando, si fa sentire. Anche nelle parole del trainer, a match appena concluso. Perché, se Ugolotti serve ai microfoni nomi e cognomi da crocifiggere, è un cattivo segno. Non siamo, magari, alle dichiarazioni guerra. Ma sull’orlo di una crisi di fiducia e nervi, forse, sì.