giovedì 4 marzo 2010

E nuovi appetiti circuiscono il Barletta

C’è un tempo per rabbuiarsi e uno per rialimentare voglie sopite. E, spesso, le situazioni si intercambiano. Soprattutto in un campionato come quello di C2, che sa puntualmente alterare condizioni e prospettive di ogni concorrente: dato puramente oggettivo, dettato dal precario divario che separa le più forti dalle più deboli. Dove, più di ogni altra cosa, contano le motivazioni, ma anche l’atteggiamento e la tenuta psico-fisica. E dove un momento storico non è mai uguale all’altro. Prendete il Barletta: guardava in basso e poi, all’improvviso, si ritrovò a sbirciare nei quartieri più aristocratici. Finendo per illudersi e disilludersi: abbastanza logicamente, aggiungiamo. Confermando le sensazioni di Sciannimanico, che provava a spegnere gli ardori dell’ambiente, e a raffreddare i sentimenti della tifoseria. Progressivamente allontanatasi dal Puttilli. Adesso, però, il Barletta sembra aver recuperato energie. E due affermazioni di fila (di fronte alla Scafatese, in casa, e poi in trasferta, a Isola del Liri) riaccrescono gli appetiti della piazza. Del resto, la zona playoff non è, obbiettivamente, eccessivamente lontana. E qualcuno, lì davanti, attraversa giorni difficili (il Gela, ad esempio). Oppure, potrebbe attraversarli: non si sa mai. Ma il discorso regge sino ad un certo punto. Perché pensiamo che il concetto speso nel recente passato del tecnico («non abbiamo la caratura per competere, accontentiamoci di quello che è stato costruito sin qui»), oltre che condivisibile, sia tuttora attuale. Non è cambiato molto, da allora. Ed è ancora difficile inventarsi qualcosa. Anche la società, peraltro, appare sintonizzata su questa lunghezze d’onda: anche se provarci non è mai un peccato. Non vorremmo, però, che le speranze ritrovate possano generare nuove pretese e, dunque, ulteriori delusioni e successivi malumori. Proprio adesso che il Barletta, fortificando l’organico societario, sta pianificando il futuro, senza correre. Confidando, ovviamente, sulla spinta robusta della gente: particolare sul quale non tutti i club di quarta serie possono contare. E patrimonio, oggi, da non disperdere in una rincorsa al buio che non possiede una piattaforma affidabile.