lunedì 8 marzo 2010

Ruisi, partenza niente male

Il condottiero è esperto e duro. Quanto basta per farsene un vanto, appena la battaglia infuria. Pietro Ruisi, siciliano verace, è tecnico ruvido e, dicono, anche ossessivo: prima, durante e dopo la partita. Il nuovo nocchiero sta già martellando il Francavilla senza spessore degli ultimissimi tempi, dopo averlo rilevato dalla gestione-Francioso. Esattamente dopo la rinuncia di De Rosa ad aderire nuovamente al progetto. Ruisi, invece, ha accettato di provare a restituire alla squadra risultati e fiducia. A salvare, almeno, quello che si può: perché, appunto, quando il gioco si fa duro (e difficile), i duri sanno cosa inventarsi. L’esordio ufficiale sulla panca del Francavilla coincide con un pareggio. Da non disprezzare per quello che rappresenta: l’alba dell’auspicabile lievitazione di un gruppo apparso, se non altro, rimotivato. Un pareggio, cioè un solo punto, per di più fruttato sul terreno amico, di fronte al Sant’Antonio Abate, sparring partner di categoria con solide ambizioni da playoff: apparentemente, non tanta roba, ma responso ugualmente beneaugurante. Perché, in fondo, nella prima gara del nuovo corso, c’è qualcosa di buono. Malgrado la partenza rischiosa (i campani passano in vantaggio dopo quattro minuti), la compattezza dell’avversario e lo smarrimento che ne consegue. Il Sant’Antonio, del resto, sa arrivare per primo sulle palle più importanti e per Ferrari e soci è difficile organizzarsi. Con il tempo, però, la formazione di Ruisi si rincuora, recupera la grinta e s’industria anche nel fraseggio. La manovrà non è sempre fluida, ma la seconda metà del primo tempo è complessivamente convincente. Il pareggio di Radicchio, cioè, rende giustizia alla voglia di riemergere del Francavilla. Che si associa, perché no, ad un calo di tensione dei partenopei. A ripresa in corso, poi, il calcio prodotto è meno lucido, ma adesso la squadra se la gioca. Non lesinando impegno, sino all’ultimo. E non rinunciando ad un peraltro inutile forcing finale. Cioè: la prima sensazione è che Ruisi abbia trascinato con sé carattere e motivazioni, due ingredienti dispersi per strada troppo presto. Forse sufficienti a raggiungere l’obiettivo, o forse no. Ma, al momento, il trainer palermitano sembra essere l’uomo giusto. Al momento giusto.