venerdì 19 marzo 2010

Taranto, è il momento di Passiatore

La quarta versione stagionale del Taranto parte dal Pescara, da un match che incrocerà le sorti di due formazioni solleticate da medesime ambizioni, mai padrone assolute del concetto di continuità, eppure supportate da pronostici autorevoli e passione popolare. La quarta versione stagionale del Taranto è quella di Francesco Passiatore, tarantino verace e trentanovenne rampante. Il nuovo nocchiero che succede a Franco Dellisanti è ufficialmente insediato, dopo giorni di militanza semiclandestina: la deroga (un allenatore sprovvisto del patentino di seconda categoria non potrebbe operare tra i professionisti) è ormai concessa dal Palazzo e non occorre più attendere. La nuova guida tecnica debutta tra qualche dubbio (il gruppo, si dice, non avrebbe accolto la novità con il sorriso e la gente diffida di un tecnico privo di esperienza specifica) e nel mezzo di una situazione delicata, dal punto di vista degli equilibri interni. E la prossima sfida diventa immediatamente un crocevia di sentimenti e di opportunità: perché, dai prossimi novanta minuti, passano molte motivazioni che concorreranno a progettare lo sprint finale. Inutile, cioè, nascondersi: un’eventuale sconfitta appesterebbe l’aria – già pesante – che si respira attorno al Taranto, cittadella arroccata attorno al silenzio stampa e ai duelli ideologici che dividono la proprietà e gli operatori dell’informazione. Passiatore, allora, anche per questo dovrà farsi forte. Magari, con il coraggio, l’entusiasmo e l’incoscienza di chi si cala in problematiche neppure immaginate, soltanto due mesi fa. Quando, senza essersi mai seduto in panchina, accettò l’offerta di guidare la formazione “Berretti”, liberata proprio da Dellisanti. Particolare che – inutile negare pure questo – potrebbe rivelarsi pericoloso per il Taranto, che insegue caparbiamente la serie B, e per lo stesso coach (il rischio di bruciarsi alla prima vera opportunità, ovviamente, è elevato). Anche se proprio Passiatore, pensandoci bene, ha più da guadagnare, che da perdere: perché, evidentemente, l’eventuale epilogo felice del campionato finirebbe per valorizzarlo definitivamente. Tuttavia, l’ostacolo più scomodo del Taranto non è il nome dell’allenatore, ma quella strana alchimia ambientale che si è venuta a creare attorno e dentro la squadra. Che passa anche e soprattutto dalle scelte quotidiane e dalla serenità gestionale di un organico che immaginiamo legittimamente confuso e anche un po’ provato. Lo sa il mondo intero e dovrebbe averlo capito anche Passiatore. E ci incuriosisce sapere come affronterà la prova. Per niente agevole. Auguri, dunque: ne avrà bisogno.