sabato 30 maggio 2009

Attimonelli, problemi di tempistica

D’accordo, il vertice societario dell’Andria navigava nel malumore, già da tempo. Cioè dalla penultima domenica della regular season. Certo, i segnali erano chiari: avanti sino a giugno e poi via, lontano dalle gestione del club. Come già aveva ufficializzato la famiglia Fusiello, titolare di alcune quote azionarie. Giusto: la contestazione popolare non facilita la digestione e la recente sollevazione del tifo (al termine del match perso – male – con l’Aversa) non era passata inosservata. Anche perché, ad Andria, solitamente le parole si abbattono forti e il rumore che provocano è sempre alto. E’ vero: gestire un club di provincia, di questi tempi, è un’impresa e trovare il ricambio è operazione improba. E, magari, sarebbe conveniente pensare, prima di attaccare. Anche se chi governa l’Andria, probabilmente, in qualche occasione ha pure peccato, perché no. E, dunque, chi spende di proprio per la causa comune può ritenersi infastidito. Con diritto pieno, anche. Però, le dimissioni del presidente Attimonelli nell’immediata vigilia della doppia sfida al Gela (parliamo di playoff, non di un qualunque impegno di campionato) ci sembrano un po’ avventate. Meglio: inopportune. Nei tempi, non nella sostanza. Per le tensioni che la decisione potrebbe rovesciare sull’ambiente e sulla squadra. Chissà: tutto questo potrebbe anche non inficiare sulle imminenti prestazioni della formazione affidata a Loconte. E poi già il venti maggio Attimonelli aveva allertato con una lettera il sindaco della città, prospettando la soluzione estrema. Infine: i tempi sono ristretti e un eventuale passaggio di consegne, tecnicamente, implica un periodo di fermo biologico. Ma era proprio impossibile congelare la notizia del disimpegno e riproporlo più avanti?