sabato 9 maggio 2009

Bari, riecco la A. Matematica

Non deve neppure pensare, sudare o industriarsi. Il Bari ritrova la serie A senza neppure giocare, venti ore prima di giocarsi il match a Piacenza: quello che diventerà un semplice happening felice. E’ sufficiente che il Livorno cada nell'anticipo del venerdì contro la Triestina: e la festa parte. Festa nella festa: quella per il santo più amato in riva all’Adriatico. Festa annunciata. Ma non per questo inapprezzata. Anzi. Festa di liberazione: da una categoria angusta, alla quale la città si era rabbiosamente abituata. Ma il tempo passa ed è più semplice dimenticare gli anni vanificati sull’altare della discordia. O fingere che nulla sia accaduto. Punto e a capo, allora. Verso il consolidamento di un progetto appena ripartito. Dove Matarrese, evidentemente, ora potrà beneficiare di maggior spazio nel cuore della gente e dove la gente dovrà riporre più fiducia nei confronti della proprietà. Anche perché non esiste un’alternativa credibile. Il successo, peraltro, contribuirà ad appianare certi disguidi. E, immaginiamo, anche a raffreddare certe (sotterrate?) rivendicazioni popolari. Punto e a capo, sì. Forse ancora con Antonio Conte al timone della squadra. O forse no. Lo scopriremo abbastanza presto: la Juve, se vorrà davvero il tecnico più emergente della B sulla propria panca, lo farà sapere immediatamente. Al di là dei nomi e dei cognomi, tuttavia, l’unico punto di riferimento di Matarrese e dei suoi collaboratori più stretti dovrà diventare solo ed esclusivamente il progetto stesso del club di via Torrebella. La programmazione, già avviata, potrà solidificarsi e continuare a fruttare: approfittando della valorizzazione futura di nuove risorse umane, tecnicamente interessanti. Al di là dell’allenatore che lo guiderà nel prossimo campionato, il Bari sarà obbligato a perseguire il selciato già conosciuto: affidandosi a molti vecchi protagonisti, ma anche alle gambe delle nuove proposte. Tecnicamente dotate, appunto. E non importa, certe volte, neppure la categoria: salvarsi in serie A, ormai, è come primeggiare in seconda serie: oltre alla fame e all’esperienza, serve gente che sappia giocare al calcio. Il dato, di questi tempi, non è più in discussione. Guardate il massimo campionato che si sta concludendo e osservate gli organici di chi sta per soccombere. Il principio della qualità spiega molto, assolve e condanna.