giovedì 28 maggio 2009

Giannini e il Gallipoli, difetti di comunicazione

Giannini è un professionista (in ascesa) che cerca di individuare e quadrare il proprio futuro. E che può avvertire l’urgenza di velocizzare i tempi: perché deve vagliare eventuali proposte e scegliere la strada più conveniente. Normale, allora, che voglia conoscere – e anche sùbito – i programmi del Gallipoli che ha appena traghettato dalla terza serie alla B. Programmi che, peraltro, il presidente Barba non avrebbe ancora pianificato: malgrado la promozione sia ancora freschissima e la stagione non sia affatto conclusa (domenica si viaggia per Cesena: l’appuntamento è con il retour match della Supercoppa di C). Il tecnico - che nel pallone vanta sufficiente esperienza - non sbaglia, però. Non sbaglia a fremere, non sbaglia ad esigere un incontro chiarificatore con il club. Capire servirebbe a lui, chiaro. Ma anche alla società: che, ne siamo sicuri, possiede l’entusiasmo necessario per stilare un progetto interessante, ma che forse difetta di quell’esperienza fondamentale per congegnare una stagione – la prossima - ovviamente insidiosa, oltre che impegnativa dal punto di vista organizzativo. Intendiamoci: il tempo c’è tutto. Ma rinviare ulteriormente il disegno del progetto potrebbe devitalizzarlo e, soprattutto, rischierebbe di scoraggiare il coach, già ufficiosamente confermato. Sempre che Giannini sia davvero l’allenatore che il Gallipoli vuole scritturare anche per il prossimo campionato. Intanto, il trainer si è un po’ stizzito. Perché, forse, ha fiutato qualcosa. Oppure perché non si riconosce più all’interno del progetto. Oppure, ancora, perché nello smarrimento comune (ammesso che di smarrimento si tratti) si sente smarrito anche lui. Si è rabbuiato, Giannini. E sembra insofferente. Ma non sbaglia. Neppure quando sussurra che la serie B è un’altra storia. Dove non conta solo l’abilità e la solidità della squadra, ma anche lo spessore strutturale della società. Questo è un altro calcio. E occorre allinearsi. Il confine è superato: di là c’è una cavalcata eroica. Di qua la palestra delle idee, la managerialità.