martedì 26 maggio 2009

Lecce, non tutto è perduto

Il Lecce retrocede ufficialmente. Costringendo, però, la Fiorentina a cautelarsi e a temere, prima di lasciare sul prato la vittoria ormai confezionata. Il Lecce torna da dove era arrivato, un anno fa. E riavvolge il nastro di una stagione sbagliata: cominciata, peraltro, tra i sorrisi e abbruttitasi improvvisamente, a metà della manche di andata. Ovvero, avversata da episodi dolorosi (imprecisioni arbitrali, amnesie tattiche, limiti tecnici) e da polemiche intestine (tra la tifoseria e la società, tra la gente che tifa e la squadra), ingredienti puntualmente in grado di appesantire l’atmosfera. Il Lecce scende in B: ma il responso è nel destino dei club di provincia e non serve affliggersi oltre il consentito. La retrocessione non è un’infamia, ma una controindicazione possibile. Non è giusto, cioè, drammatizzare. Più logico, invece, è fermarsi a meditare. E provare a riorganizzarsi. Il club salentino può farlo: anzi, l’ha già fatto, in passato. Risorgendo dal vuoto psicologico in cui era caduto. E poi, malgrado le incomprensioni di percorso e gli attriti ambientali, quest’angolo di Puglia rimane una piazza nella quale si può lavorare con sufficiente tranquillità. E progettare. O riprogettare. Ripartendo dal patrimonio di esperienza accumulata, magari. E, sotto il profilo squisitamente calcistico, da qualche punto di riferimento dell’attuale organico. Tiribocchi o coach De Canio su tutti. Mettendo da parte, in ogni caso, il disfattismo. Cercando, soprattutto, di accorciare le distanze tra chi opera e chi frequenta gli spalti. Un passo all'indietro della torcida non guasterà. E poi non tutto va rivisto. Non tutto va ricostruito. E non tutto va sepolto. Anche se l’amarezza e la delusione nascondono le fondamenta su cui il Lecce potrà implacare il proprio futuro.