martedì 20 maggio 2008

Andria, recriminare è arduo

Adesso è dura. Durissima. La via della salvezza si restringe. La stagione, cominciata male, sta scrivendo il collasso dell’Andria, superato negli ultimi secondi del primo round dei playout e aspramente contestato, sùbito dopo, dalla sua stessa gente. Una volta di più. Inutile nascondere la verità: la Vibonese, avversario che si batte con mestiere, possiede una mentalità più radicata nel problema e sa approfittare delle situazioni. La squadra di Loconte, quarto trainer del campionato, mantiene solo palla, senza addizionare personalità. Senza saper determinare il proprio destino. E’ una pellicola già visionata e patita. E’ il film di nove mesi zoppicanti e oscuri. E’ il prodotto di una partita decisiva che l’Andria non sa decidere. E che il tecnico affronta senza due pedine dello scacchiere come De Santis e Vadacca. «Due in grado di fare la differenza», annota. Che, però, sin qui non hanno mai saputo orientare il collettivo in mezzo al naufragio: è giusto sottolinearlo. Come non hanno saputo orientarla gli altri big, reclutati per un torneo di spessore e ritrovatisi presto svuotati, sempre in bilico tra la speranza e l’ingrata realtà. La realtà di un Andria che – va ribadito - ha creduto di essere e poi di recuperare il disavanzo maturato. E che, nel suo periodo più fresco, ha pensato di poter azzerare il gap e di riappropriarsi dei progetti di partenza: tranciando, invece, ogni progresso. Pagando le pressioni partorite dal suo stesso ambiente. Anche se le cronache raccontano un’altra verità, più semplice da spiegare ed ascoltare, calcisticamente più pertinente. Anche contro la Vibonese, la squadra non ha mai mirato alla porta calabrese. E, in questi casi, recriminare sul risultato è proprio arduo.