lunedì 26 maggio 2008

Il Taranto si riprende se stesso

Gara due di playoff premia (giudiziosamente) il Taranto. Cioè la formazione che scrive la partita, che interpreta meglio lo spartito. Quella che trova l’ispirazione dei singoli, che sa come e quando graffiare, che sa anche governare il doppio vantaggio, senza mai piegarsi. Autorevolmente. Quella che, a sette giorni dai dubbi riaffiorati all’improvviso, recupera se stessa, il suo modo di essere, di apparire. Piegando il Crotone, avversario temuto che abdica con onore, ma senza mai regalare l’impressione di poter scuotere il cliché di una partita dai tratti somatici chiarissimi. Sin dall’avvio. Il Taranto si fa preferire per lucidità e rapidità d’esecuzione, per una manovra più radicata, più penetrante. Indirizzando la partita, diventando padrone del proprio destino. Il risultato del campo non entra mai nell’esercizio delle discussioni. Anche se la formazione di Indiani si scioglie solo dopo il raddoppio di Cutolo e non prima. Anche se all’avversario non difettano i tempi e neppure i modi per azzerare il valore della prima marcatura del Taranto, firmata da Mancini. Ma il verdetto, alla fine, non mente. E non solo perché gli uomini di Cari, nell’ultima porzione di gara, legittimano ampiamente il successo e la qualificazione alla finale. Dove si incrocia il cammino dell’Ancona. Ancona o Perugia, però, non fa differenza. Se il Taranto è questo. Perché questo Taranto fa sperare. Parole di Blasi, presidente agitato e felice. Parole da condividere.