domenica 18 maggio 2008

Il derby indigesto del Lecce

Altro sabato, altra rivoluzione. E’ il campionato di B, gente. E ci stiamo abituando volentieri. Puntualmente, appena una settimana dopo, tutto quello che appare - in realtà - non è. Adesso, pensate, sorride il Bologna. Mentre si mortificano l’Albinoleffe e il Lecce. Anche se, sembra di capire, ancora niente è definito. E, probabilmente, così sarà, sino in fondo. Intanto, chi diffidava del derby e del Bari, temendo controindicazioni di natura squisitamente emozionale (e non solo), non bluffava. La sfida di ieri, diciamolo pure, restava lo scoglio più periglioso rimasto nel tragitto imboccato dal Lecce. Al di là degli impegni che verranno (solo due, a questo punto: trasferta a Messina prima e gara interna con il Vicenza poi), ostici come tutti i match che separano la speranza dalla vittoria del campionato. E, per la gente di Papadopulo, il confronto regionale si rivela davvero indigesto. Perché di caduta rovinosa, in effetti, si tratta. Caduta pianificata da un primo tempo di pulizia tattica e di motivazioni (ritrovate) dal Bari, ma anche da qualche nodo in fase di possesso salentino. E ratificata da una ripresa immediatamente frizzante (due gol ospiti in pochi minuti): in cui il Lecce, neppure con l’ingresso di Valdes, sa poi totalmente rimediare. Inciampando nella rete predisposta da Conte, nocchiero leccese dall’altra parte della barricata. Nelle maglie della foga, o della paura. E nel labirinto dell’incompiutezza della manovra. Esatto, quando l’artiglieria del Lecce non produce, il danno è sempre ampio. Perché la squadra, tendenzialmente, preferisce farsi rimorchiare dalla potenza e dalla personalità della propria prima linea. Pagando, però, ogni calo realizzativo. E’ successo, in passato. Ed è accaduto ancora. Proprio nel derby. Anzi, nel momento decisivo. E la delusione scotta. Ferocemente.