mercoledì 4 marzo 2009

Beretta, lo spazio si restringe

Beretta non ci sta. E grida il proprio malumore. Soprattutto perché il tecnico milanese si rende conto che gli spazi, attorno a lui, si restringono fatalmente, inevitabilmente. E che la saldezza della panca del Lecce è assolutamente precaria. Malgrado le dichiarazioni di circostanza e il pensiero ufficiale del club: che va apprezzato, per la serietà e per la sobrietà con cui il vertice vive il momento storico. Beretta protesta. A ragione, anche: il Lecce, ad Udine, è penalizzato dalle interpretazioni arbitrali (manca un penalty evidentissimo, ma non solo), che pregiudicano il risultato finale. Interagendo, peraltro, con i limiti antichi del collettivo. Che, costretto a rimediare allo svantaggio, s’impantana e affonda regolarmente. Beretta urla e ne ha facoltà. Anche se i problemi restano: insoluti. Tanto da allargare la frattura tra la squadra e la tifoseria. Adesso, persino, si muove chi rappresenta la città: e un consigliere comunale spedisce al patron Semeraro una lettera aperta che caldeggia la riassunzione di Papadopulo, il trainer liquidato al termine della passata stagione e chiaramente dissociato dalle posizioni del diesse Angelozzi. Pankiewicz, amministratore locale dal nome che tradisce origini polacche, assicura di parlare in rappresentanza di un gruppo di supporters e non a titolo personale. E crederlo è facile: in Salento, ormai, le quotazioni di Beretta scendono progressivamente. Ed è facile pensare che, prima o poi, la società dovrà prendere atto del sentimento popolare. Che non sarà sovrano: ma che, alla fine, condiziona. Soprattutto se la protesta si arricchisce di sollecitazioni più o meno istituzionali. Che potranno essere combattute, già domenica prossima (perché Beretta, per il momento, resta dov’è), con la vittoria (allo stadio di via del Mare sale la Reggina). Vittoria che, da sola, però, non basterà: il Lecce, contestualmente, dovrà cominciare a convincere. Perché tre punti isolati non risolveranno molto. Allungando soltanto i tempi di attesa dentro uno stato di disagio.