lunedì 9 marzo 2009

Noicattaro: poca fame?

L’Igea è giudiziosa: sa dove può arrivare e cosa vuole ottenere. Per questo, si costruisce una partita su misura, dove è necessario cautelarsi e allontanare il pericolo. Esprimendosi con pratico realismo, senza esigere troppo. L’Igea gioca il suo calcio semplice e silenzioso, magari anche un po’ scontato: ma cattura l’obiettivo che si è prefisso, cioè il pareggio. Il Noicattaro, settantacinque minuti su novanta, è anonimo. Non capisce dove può arrivare (alla vittoria: basterebbe qualcosa in più) e, soprattutto, non si spreme per raggiungerla. Si sveglia in ritardo e, quando si sveglia, si riaddormenta immediatamente. Gioca il suo calcio quieto, compatibile più con le ultime battute del torneo, che con un appuntamento utile a definire il discorso della salvezza, ancora da affrancare. E, puntualmente, non ottiene quello che dovrebbe e potrebbe raccogliere. La somma è un match sgualcito e povero di contenuti: che lo score finale (zero a zero) sintetizza con efficacia. Il punto guadagnato, intanto, soddisfa ugualmente, perché mantiene Zotti e compagni a distanza di sicurezza sui limiti del pericolo. E non offusca troppo l’umore di Sciannimanico: che, dopo il novantesimo, coglie pure l’occasione di chiarire che il recentissimo azzeramento del contratto di Deflorio non nasce dai sussurrati dissidi tra il tecnico e il giocatore. Non avevamo dubbi, del resto: conosciamo i fatti e quanto c’è dietro. E conosciamo il momento di bassa pressione che sembra avvolgere la piazza, deturpando un momento storico complessivamente felice. Come confermano i cori di scherno della curva nei confronti del resto del pubblico e un nuovo capitolo nel processo di scollamento tra la gente e il club (poche presenze sulle tribune, ancora una volta). Ma così è. E con questi argomenti occorre andare avanti. Confidando in una squadra sempre affamata. E, da questo punto di vista, ieri, la partita del Noicattaro ha insinuato un dubbio.