sabato 14 marzo 2009

Il Foggia in piazza

A certe latitudini, evidentemente, è impossibile dribblare gli attriti. O attendere il futuro allineati e coperti. O soltanto soprassedere. C’è sempre un problema da inventarsi. O un nemico da combattere. E’, forse, una questione di tradizione. A Foggia la serenità recuperata a Gallipoli, nell’ultima manche di campionato, è sùbito infranta. Basta una semifinale di Coppa Italia, malamente gestita e regalata al Sorrento, e un richiamo severo e plateale del tecnico Novelli a Posillipo, giovane rampante colto in difetto. In panchina, a gara in corso, davanti al mondo intero. Episodio antipatico, certo. Che il presidente Capobianco ha stigmatizzato, a ragione. Se ne parli, piuttosto, nel chiuso degli spogliatoi: questo il concetto (condivisibile) del numero uno del club. Capobianco, sgridando Novelli (che non ha gradito, così come il diesse Fusco, accorso in soccorso del trainer), commette però lo stesso errore. Trascinando in piazza un chiarimento che avrebbe potuto (e dovuto) consumarsi lontano dalla gente e dall’opinione pubblica. E ottenendo due pessimi risultati: l’amplificazione di un confonto verbale (tra Novelli e Posillipo) che, probabilmente, si sarebbe annacquato da solo e la tracciatura di una crepa nel rapporto tra il vertice societario e due dipendenti