martedì 31 marzo 2009

Taranto, speranze tradite

Dichiararsi non è sufficiente. Volere non significa potere: Alfieri ci perdonerà. E i buoni propositi non scrivono la storia. Neppure se sono suffragati dalle sensazioni. Ci vuole altro: le idee, la forza, la qualità, la sostanza, per esempio. Un progetto che si pianta nelle fondamenta. E un collettivo collaudato per imporsi. Ovunque. Paolo Stringara sperava nel successo. Credeva nella vittoria. E aveva irrorato di entusiasmo giocatori e ambiente. Con sicurezza, spavalderia: per sentirsi tutti più convinti, più coraggiosi. Per mostrarsi più solidi, più aggressivi. Stringava parlava da leader. Per scrollarsi quel pessimismo: il pessimismo di una squadra, la sua, quasi sempre motivata e vincente a casa sua e regolarmente sconfitta sul campo avverso. Più o meno inversamente proporzionale alla versione concepita da Dellisanti, il suo predecessore. Prima del viaggio a Crotone, il coach stimolava il profilo psicologico della sua gente. Opportunamente, anche. Dopo, però, scavando tra le pieghe del match, Stringara si sarà ricreduto. Così molle e impacciato, il Taranto non avrebbe potuto sopravvivere, in Calabria. Mai e poi mai. Esattamente quello che è accaduto. Dopo novanta minuti di manifesta debolezza, di calcio remissivo, di attesa vana. Attesa incondizionata dell’avversario, soprattutto: che giostra, si arma, colpisce e ringrazia. Novanta minuti che sottolineano la verità che conoscevamo già (e che qualche timido bagliore si era incaricato di addolcire): l’organico è incompleto e i suoi componenti sono abbastanza umorali. E che la salvezza andrà costruita (lavorando, sgomitando e soffrendo sino in fondo) allo Iacovone, dove magari l’ardore si alimenta e la controparte si confonde (ma fino a quando?). Sperando che il nervosismo non corroda anche la certezza di poter contare sulle zolle amiche: e sì, quel Taranto che, a Crotone, trova pure due cartellini rossi è una formazione vulnerabile, anche caratterialmente. Cercava la vittoria, Stringara. Forse, novanta minuti dopo, avrà smarrito qualche convinzione. Una partita, certe volte, può confessare molto.