giovedì 26 marzo 2009

Foggia, provarci non è un reato

Le impressioni recenti non mentivano: il Foggia non è (ancora) totalmente affidabile. Non lo è alla distanza: perché la continuità, per ambire, è esenziale. E perché lo spessore interpretativo della formazione di Novelli viene e va. Il Foggia, diciamo così, non è ancora maturo per pensare intensamente ai playoff: come (anche) il match di domenica (vittoria di misura sul Marcianise) conferma. Perché frutto di una prestazione complessivamente lacunosa, incerta. E bagnata dal risultato favorevole proprio sui titoli di coda: malgrado (unica attenuante) le assenze di rilievo come quelle di Pecchia e Salgado, sulle quali il tecnico si è ovviamente concentrato. Eppure, il quinto posto, l’ultimo utile per accedere agli spareggi-promozione, si fa ancora più visibile: e, adesso, dista tre punti. Anche e soprattutto per demerito altrui: l’Arezzo riprende a confondersi e la Cavese frana in casa. Anzi, proprio i campani si fanno inghiottire dal vortice del nervosismo, finendo con il pagare in termini disciplinari il cupo dopo-derby con il Sorrento. E ritrovandosi, di conseguenza, a sopportare un’inattesa agitazione societaria (il presidente Fariello è dimissionario). La Cavese, cioè, proprio in attesa dello sprint, rischia di sfaldarsi. E, allora, il Foggia si deve appropriare del dovere di provarci. Certi segnali, del resto, vanno colti. Anche se la squadra è giovane e ancora acerba. Sì, è giusto provarci. E’ giusto provare a crederci. Già da domenica prossima, sul campo dell’Arezzo: perché il calendario, certe volte, si diverte ad incrociare i destini dei protagonisti. Sì, è giusto tentare. Non costa nulla. E, comunque, domani nessuno potrà rimproverare niente, al Foggia. Qualsiasi cosa accada.