sabato 7 marzo 2009

Manfredonia: e se il problema fosse davvero serio?

Si può perdere con discreto onore (domenica, in casa, di fronte al Gela, al termine di una prestazione non totalmente negativa: ma l’invalidamento avventato di una marcatura di Marchano lascia discuetere e incupire). E si può perdere male (anzi, malissimo: il recupero del mercoledì, a Melfi, consegna una squadra confusa, vicina alla resa). Al di là delle modalità, però, in tre giorni il Manfredonia sprofonda, vanificando anche quelle motivazioni suplettive che, solitamente, animano gli organici che si ritrovano una guida tecnica nuova (Mancano per D’Arrigo). Il cielo, cioè, era plumbeo: e adesso è nerissimo. E non si vede l’orizzonte: forse perché la squadra non crede più in se stessa. Forse perché tutto transita contromano ed è scritto che così deve essere, più o meno sino in fondo. Forse perché gli ultimi acquisti (più che discreti, tecnicamente parlando) non hanno saputo supportare il nucleo originario con la freschezza e la mentalità necessarie. O forse perché questo Manfredonia vive di mali profondi, ormai radicati e incurabili. Lorenzo Mancano l’ha capito sùbito, però: facendosi da parte, appena una settima dopo. E tornando al settore giovanile, da cui proveniva. E favorendo il ritorno in panchina di D’Arrigo: uno che conosce il gruppo e che, adesso, dovrà tornare a cercare quelle soluzioni spendibili sfuggite sino ad ora. La società, allora, davanti alla realtà torna indietro. E rilancia la vecchia sfida: sostenuta, forse, da un ravvedimento valoce. Oppure stritolata dalla paura che annebbia le idee. Se l’ipotesi giusta è la prima, ben venga. Se è la seconda, il problema è davverio serio.