giovedì 23 aprile 2009

Andria e Chiancone, separazione silenziosa

Da Di Leo a Chiancone. E, ora, da Chiancone a Loconte. L’irrequietezza, ad Andria, non si placa. La scomparsa dei risultati (arrivati da sùbito, con il primo cambio di panchina, ma poi evaporati all’improvviso) determina una soluzione interna già utilizzata, nel recente passato. E incupisce (nuovamente) un ambiente già provato da voci, sussurri, insoiddisfazioni e delusioni. Il club, così, tenta di pungolare la squadra: perche alla promozione, in fondo, dimostra di crederci ancora, fortemente. Malgrado il campionato, sin qui, abbia stilato delle gerarchie di meriti. Che possono essere sovvertiti nei playoff, certo: ma che, in questo momento, riassumono i reali valori delle concorrenti. Delinenadone le prospettive. Anche se la squadra resta, al di là della sua guida tecnica, un potenziale inespresso: la nostra idea non è cambiata. Il divorzio tra l’Andria e Chiancone, però, spiega un feeling mai sbocciato tra la città e il tecnico, persona pratica e lontana da certe logiche calcistiche. E che ha, di fatto, condiviso le ragioni della separazione, rendendola soffice e morbida. Facendosi da parte nel momento più delicato della stagione. Lasciando il suo contributo personale alla volontà di una parte dell’opinione pubblica, saldamente ancorata alla posizioni del primo coach, Di Leo, inutilmente candidato a recuperare l’incarico. E preferendo tornare a casa, in silenzio. Che potrebbe non essere affatto una forma di assenso. Ma, questa è la sensazione, il modo migliore per salutare la liberazione.