martedì 28 aprile 2009

Brindisi, infine la festa

Infine, la festa. Annunciata e un po’ trascinata. Ma è la festa.del Brindisi che riapproda in C: E’ il verdetto più scontato, eppure il più credibile. Costato sacrifici (economici, soprattutto) e qualche anno di attesa. E’ il risultato più logico. E, però, anche il più giusto. Per meriti acquisiti sul campo, sin dall’avvio della stagione. E per demeriti altrui (la Nocerina scompare troppo presto, travolta da se stessa e da una certa apprensione, che si traduce in intransigenza). S’impone il Brindisi: perché svetta immediatamente, mantenendo saldezza mentale. Perché impone il suo calcio, per almeno tre quarti di campionato. Perché vince gli scontri diretti, che prima afflosciano e poi demotivano l’avversario più agguerrito. Perché la qualità dei suoi singoli dura nel tempo. Perché la bontà e la quantità di qualità del suo organico scrivono la differenza. Perché il passo è veloce e continuo, almeno sino al derby di Francavilla: quando, ormai, la promozione è un dato praticamente acquisito. La vittoria sul Matera di domenica serve solo per le statistiche. Non avevamo più dubbi. Il campionato non ne aveva più. E non ne ha neppure la concorrenza, che pure aveva sperato in qualcosa di meglio e in qualcosa di più (una penalizzazione, magari). Il Brindisi è in C. Legittimamente. Ma già proiettato nel futuro. Già attirato da altri traguardi: che la piazza chiede e che la società sembra disposta a garantire. Accadde lo stesso recentemente: e sappiamo come è finita. Malissimo: con la cancellazione del titolo e la ripartenza dall’Eccellenza. Sicuramente, sotto il vestito – questa volta – c’è molto più della semplice apparenza. Sarebbe sensato, però, pensare ad una lievitazione del calcio brindisino. Ad una lievitazione sostanziale, reale. Definitiva. E ci piacerebbe pensare ad una programmazione oculata. Ambiziosa, ma oculata. Perché quel che è stato è ancora troppo doloroso. E non si può ripartire dal nulla ogni volta che qualcosa non quadra. Brindisi è una piazza un po’ particolare. Dove i problemi non mancano mai. Sarebbe bello, allora, rifugiarsi in una cultura nuova: E accontentarsi, se sarà il caso: perché vincere sempre costa tanto. E sopravvivere è sempre meglio che eclissarsi. Senza voler togliere niente all’euforia del momento: che i Barretta stanno alimentando. E che, adesso, sono chiamati a sostenere. Da soli, però, non si naviga lontano. E la famiglia, che di navigazione vive, lo sa bene.