lunedì 13 aprile 2009

Lecce, accuse e controindicazioni

Punto primo: il De Canio timido che conoscevamo non è più il tecnico morbido e cortese che ricordavamo. Punto secondo: il coach del Lecce non dice inesattezze e non bara. Spende frasi scomode e dure, certo: che molti pensano e non divulgano. O che molti non hanno ancora pensato: e sotto le quali, soffermandosi attentamente, però firmerebbero. Punto terzo: Dondarini, giudice di gara dell’ultima domenica (caduta casalinga, l’ennesima, contro la Sampdoria) è davvero un arbitro inquisito: questa è storia. E il Lecce è davvero una società costituitasi parte civile in quel processo interminabile chiamato Calciopoli. In cui, evidentemente, le parti (Dondarini e il Lecce, appunto) siedono su banchi diversi e avversi. Punto quarto: il problema, effettivamente, è spinoso. Ed è un problema reale: del calcio italiano (che non riesce a svincolarsi da molte incongruenze e da troppi equivoci), ancor prima che del club salentino. Detto questo, è difficile ipotizzare che gli errori (differenti: molti sfavorevoli al Lecce, qualcuno anche a favore) dell’arbitro siano riconducibili alla battaglia legale, come ha deliberatamente sottolineato a fine partita il trainer, infastidito dal risultato, mortificato dagli episodi e ulteriormente minacciato dalla classifica. E va da sé che dichiarazioni di questo tenore spetterebbero ai responsabili societari, piuttosto che all’allenatore. Al di là della bontà del concetto, che condividiamo, le accuse di Di Canio occultano faticosamente il substrato di tensione dentro il quale tutto il Lecce si ritrova a navigare. E che non promette niente di positivo. Senza contare le ripercussioni che le affermazioni potranno provocare: contro la squadra, ovviamente. Perché la categoria arbitrale è un po’ così: molto unita e molto solidale. Come il tecnico (che parla di casta arbitrale) sa bene. E come sappiamo più o meno tutti. Sfogarsi è bello, sicuro. E persino giusto. Ma le complicazioni a rimorchio sono molto più pericolose del danno (del nuovo danno) sofferto.