giovedì 9 aprile 2009

Il Taranto e la fede

Prima o poi, tutto emerge. E il menu, alla fine, rivela sempre lo spessore degli ingredienti. Adesso, il Taranto che perdeva in trasferta e che, allo Iacovone, galleggiava più o meno tranquillamente, confidando quasi ciecamente sui vantaggi del fattore campo, pareggia a domicilio. Di più: pareggia a domicilio con la Pistoiese, l’ultima della classe. Anzi, rischiando anche il punto guadagnato. I limiti strutturali (scusate se insistiamo, da sei mesi in qua) si ripropongfono tutti assieme, cioè. Perché, nel calcio, qualcosa si nasconde, ma niente si inventa. Se ne accorge persino il diesse Pagni, difensore d’ufficio di scelte proprie (in parte obbligate da precise contingenze) e di quelle altrui. Pagni, peraltro, detta qualcosa in più: cose che si dicono quando il mare è agitato e quando è necessario spronare la truppa. Che, in qualche modo, si incrociano e si incatenano al tenore di certi graffiti apparsi all’esterno dello stadio, lunedì. Ma tant’è: e di questo non ci meravigliamo. In prossimità di due trasferte preoccupanti e di un rush finale impastato di (giuste) apprensioni, del resto, può vacillare qualche certezza e persino la fede di Paolo Stringara, nocchiero che pensa sempre positivo e che, però, vede ridursi all’improvviso molti spazi dentro cui operare. Problema grave: perché la fede, talvolta, è una speranza estrema. E un patrimonio da non disperdere. O da riconquistare. Eppure, crediamo ancora che, nel girone meridionale di terza serie, ci sia ancora di peggio, tecnicamente parlando. Anche se questa pessima atmosfera che aleggia attorno alla squadra piace sempre meno.