venerdì 4 settembre 2009

Il Foggia e Salgado, altro giro

Il mercato è finito. E Salgado è rimasto a Foggia. Da dove avrebbe voluto salpare, neppure tanto segretamente. Sin dall’anno scorso. Al culmine delle trattative (laboriose, pare), si è imposta la consistenza dell’ingaggio. Che spaventava (e spaventa) la società dauna e che ha allontanato qualsiasi pretendente. Tutto come prima, dunque. Il cileno dovrà farsene una ragione. Magari solo sino a gennaio, chissà. Anche se la scappatoia della rescissione del contratto c’è sempre: purchè un altro club in difficoltà torni a bussare, prima o o poi. Cedendo all’urgenza. L’esperienza pugliese, tuttavia, continua. Almeno un altro po’. Esperienza sdrucciola, in realtà. E sporcata dai contrasti frequenti sorti con l’ambiente. O dagli incidenti di comunicazione. Che sembrano anche aver minato il rapporto tra l’artigliere sudamericano e il gol (dieci nella stagione passata: non pochi, considerando le precarie condizioni fisiche che l’hanno ostacolato durante il tragitto, ma neppure utili a cancellare l’ombra di certi attriti, né a liofilizzare gli effetti del suo carattere un po’ spigoloso). La verità, oltre tutto, è che Salgado è oggettivamente mancato nel momento più delicato dello scorso campionato: quello della rincorsa ai playoff prima (obiettivo raggiunto) e della serie B dopo (traguardo fallito). E anche l’approccio alla stagione in corso è sembrato sostanzialmente morbido: la gente non dimentica. Ma, a Faggia, Salgado dovrà restarci ancora. E, davanti, c’è una scommessa, quella di una squadra che sta lavorando per diventare irriverente, quella di Pecchia e Porta. Il ragazzo, allora, torni a concentrarsi sul presente. S’impegni fattivamente per la causa. E provi a rappresenatre il valore aggiunto dell’organico. Converrà anche a lui. E, comunque, non ci perderà nulla.