lunedì 21 settembre 2009

Il Taranto e la tensione di Braglia

«Male, malissimo». Piero Braglia non si nasconde. Nemmeno questa volta. Il Taranto che perde (male) davanti alla Spal, a domicilio, è svogliato e improponibile. «Mi accollo ogni responsabilità», aggiunge il trainer. Che chiude una settimana di fraintendimenti, di duelli verbali ingaggiati con la stampa e di depistaggi logistici (la squadra, giovedì scorso, si era appartata a Palagianello, lontana da taccuini indiscreti) con un silenzio stampa che parte da oggi e che si protrarrà sino a domenica. Non è sereno, il coach. E sembra avvertire eccessivamente la pressione che abita da sempre in riva a Mar Piccolo. Quella stessa pressione di cui è stato puntualmente avvisato e che, tuttavia, avrà probabilmente sottovalutato. Strano, considerata l’ormai lunga navigazione del tecnico toscano in acque perigliose e in piazze complicate. Braglia, però, sente che la squadra non risponde. O che non risponde sempre e comunque. E comincia ad avvertire attorno a sé l’ostilità sottile della diffidenza. Che arriva da ogni direzione. Il Taranto, si dice, potrebbe dare molto, in questo campionato. Ma la manovra si ingolfa e la quadratura tattica tarda a solidificarsi. Peggio ancora: il suo nocchiero è sempre più agitato. E una guida poco tranquilla rischia di innervosire chi opera sul campo. Adesso, è questo il nemico più insidioso.