venerdì 25 settembre 2009

La vittoria di Biagioni. Quando ormai è tardi

Adesso diranno che l’Andria si è scosso e svegliato. E che le virtù taumaturgiche di Aldo Papagni, il nuovo caudillo che raccoglie la panchina già appartenuta all’esautorato Biagioni, riaccompagnano una squadra teoricamente niente male sul binario di un calcio più affidabile. Certo è che, di fronte al Cosenza, Dionigi e compagni sono sembrati più risoluti, anche se non eccessivamente audaci. E che l’orribile avvio di stagione è stato metabolizzato con i primi tre punti. Giusto: con la palla tra i piedi l’avversario si è fatto preferire. E l’Andria è ancora un po’ inamidato, perché ostaggio della sua storia recentissima. Ma, almeno, una delle pochissime occasioni (forsa l’unica vera occasione) del match è stata monetizzata da Maccan: talvolta, anche questi sono segnali che sottintendono qualcosa. E che aiutano il lavoro del nuovo tecnico, tornato cinque anni dopo per riallacciare un discorso interrotto. Papagni, che ad Andria gode di stima incondizionata, comincia bene. Ed è un dato prezioso. Comincia bene, esattamente dove finisce l’avventura di Biagioni. Penalizzato dai risultati, ma salutato con calore dalla tifoseria: «Senza se, senza ma, grazie Oberdan», recitava uno striscione. Un caso raro, dopo quattro sconfitte e nessun punto in classifica. Ma anche una vittoria, per il coach romano: fuori dal rettangolo di gioco. Una vittoria arrivata troppo tardi, ma non per questo inutile. Che tributa un ricordo dolce, se non altro. E, con il ricordo, il rimpianto.