domenica 13 gennaio 2008

Bari, segnali antichi

Segnali incrociati, ma ancora sbiaditi. E molta sofferenza. Il Bari di Antonio Conte addiziona note liete (la reazione a svantaggio acquisito, il sorpasso temporaneo sull’Avellino) e le tradizionali amnesie: in mezzo al campo e anche in fase di presidio. Forse, dentro l’ingranaggio, ora c’è maggiore convinzione e una porzione di cattiveria in più. Che, magari, appare e scompare. Ma resistono i problemi di sempre, conseguenza diretta di un quoziente tecnico e di un assemblaggio di uomini che non si allineano alle esigenze del campionato di B. E si confermano anche le delusioni. In Irpinia piove l’ottava sconfitta del torneo (3-2), che legittima il secondo tempo più fluido dei padroni di casa. E che, di contro, punisce le reticenze del Bari. Al quale non possono, evidentemente, bastare la soluzione del rapporto con Matereazzi e l’entusiasmo del cambiamento, né il vigore (o le scelte vigorose) del nuovo tecnico. Chiarissimo, peraltro, sin dai primi giorni sull’Adriatico: la tranquillità passa attraverso il lavoro (non dovrà mancare, mai) e – inevitabilmente – il mercato suppletivo. Certe volte, i buoni propositi non servono, se mal assistiti. Nel calcio, lo sappiamo, non si inventa niente.