giovedì 10 gennaio 2008

Parlare e pentirsi

Premessa: certe parole possono piacere o non piacere. E, anche nel calcio, chi parla può imbattersi in disavventure di percorso. E, quindi, pentirsi. O essere indotto al pentimento: dalle circostanze o, meglio ancora, dalle convenienze. E' persino facile, talvolta, rimediare: basta smentire. Premessa seconda: il Taranto è un magma di situazioni. Da almeno vent'anni. E, soprattutto, di questi tempi. La vita, dentro e fuori il rettangolo di gioco, non è agile. E neppure tranquillissima. Il complicato quadro societario e il ventaglio ampio di difficoltà, poi, consigliano il club di via Umbria a contenere i malumori, le esuberanze, i pensieri. E le parole, ovviamente. E non sorprende se Barasso, un titolare che potrebbe anche aver perso il posto (Faraon, il suo sostituto, para felicemente) dichiara che preferirebbe collocarsi altrove. Nè ci sorprende, ventiquattr'ore dopo, sapere che lo squallido giornalismo ha navigato a piacimento nelle idee altrui, riportando il falso. Perchè, se permettete, conosciamo un po' l'ambiente. E, in particolare, chi gestisce il calcio sui due Mari. Ovvio, nessuno potrà suggerirci se la verità alberga da una parte o dall'altra: anzi, non lo sapremo mai. Di più: non conosciamo personalmente nè Barasso, nè l'operatore dell'informazione che ha raccolto lo sfogo. Ma ci illudiamo di aver indovinato com'è andata veramente. E la solidarietà professionale, questa volta, non c'entra.