lunedì 9 giugno 2008

La C1, adesso, scotta

Nè la cabala, nè il campo. Niente spinge il Taranto verso la B, miraggio nebuloso da quindici anni. L'idiosincrasia da playoff (tre partecipazioni, tutte vane) regge ancora. Quesa volta, la gente che ama la squadra dei due Mari torna sfiduciata da Ancona, dove non c'è Pastore (primo presagio oscuro) e dove Mastronunzio morde a match appena aperto (episodio comprensibilmente vincolante). E dove, tuttavia, l'orgoglio del collettivo pulsa. Nel doppio confrono, peraltro, non mancano neppure la quantità e il sacrificio. Difetta, piuttosto, il gol: l'unico ingrediente indispensabile per scardinare il vantaggio originario dei marchigiani, blindati dal secondo posto ottenuto in regular season e dalla comprensibile (e, ieri, forse anche indisponente) prudenza. Difetta il gol, prerogativa che, da un po', sembrava accompagnare fedelmente il Taranto e che aveva assistito la scalata alla classifica (tra gennaio e maggio) e anche le semifinali per la promozione. Anzi, il gol (di Plasmati) arriva a gara praticamente già chiusa e a discorso oggettivamente archiviato, inutile e beffardo. Inutile e beffardo perchè, appena più tardi, Guarna (guardiano attento della porta dell'Ancona) nega il pareggio che darebbe accesso ai supplementari e ad un'altra razione di speranza. Il Taranto, però, fa quello che può, arrivando sino in fondo. E di questo sarà consapevole. Il tecnico Cari è amareggiato e infastidito, ma sereno. Ed è serena la sua truppa. E' accigliato, invece, Blasi, presidente dalla parola abitualmente fluviale che fugge dai microfoni. E' accigliato ed ermetico. O troppo deluso: tanto da insinuare certi dubbi nel domani. Magari, passerà. Ma la rabbia schiuma e la C1, adesso, scotta.