giovedì 12 giugno 2008

Sognando la C2

I giorni passano, gravidi di presagi. E tutto appare immobile. Il Martina è sempre lì, distante, senza anima, spento e logoro. Con i suoi rancori e il suo futuro interamente da dodificare. E poi, semmai, da ripianificare e reinventare. Con il suo diritto all’iscrizione al prossimo torneo di C2 (da regolarizzare: ma non è ancora detto, né scritto, che qualcuno sia disposto a definire l’operazione) e con il pericolo dell’estinzione da scongiurare. In tempi brevi, ovviamente: diciamo entro la fine del mese. Anzi, qualche giorno prima. Cassano, il suo regista e il suo sostenitore finanziario, non ha più commentato: ma le parole già usate bastano per preoccuparsi concretamente. Cioè, non c’è domani. Perché, dopo di lui, non c’è nessuno. Nessuno che telefoni ai commercialisti che potrebbero agevolare la burocrazia dell’eventuale passaggio di consegne. Ma l’immobilità esagerata, paradossalmente, lascia transitare nei cuori e nella fede uno spiraglio, una dose di ossigeno, una speranza. Proviamo a sognare: Cassano è un galantuomo che ha consumato con perizia scenica la sua vendetta personale, che è pure una vendetta mediatica. Scuotendo la piazza e riguadagnando con abilità imprenditoriale uno spessore contrattuale assai solido (cioè, di fronte al nulla, anche il poco è molto). Trovando gli argomenti adatti per fissare e dettare, all’occorrenza, le proprie condizioni. Quelle del contenimento delle spese e di un galleggiamento placido nei mari della quarta serie. O quasi. Condizioni che possono essere accettate o rigettate. Ma che l’ambiente, a questo punto, accetterebbe: pur senza gioire. Poi ci svegliamo. E, magari, è tutto come prima. Ma il sogno stoico è quello che ci resta. Ovvero la cronistoria di un incubo riuscito.