domenica 29 giugno 2008

L'ostacolo della carta d'identità

La carta d'identità può ostacolare. Danilo Rufini e Marco Pisano, ad esempio. Ovvero due delle attrazioni del Fasano del torneo ormai archiviato. Due singoli di un mosaico da rivedere e rilanciare, di un collettivo da ridiscutere e, appunto, ringiovanire: ai quali la gente si era dichiaratamente affezionata. Per la verace predisposizione a sacrificarsi sul campo, per l'abitudine consolidata di difendere la maglia. Con i gomiti, se necessario. Sembravano titolari inamovibili, Rufini e Pisano. Anche nel Fasano che sta per ripartire. E così, invece, non è. Franco D'Amico, ex presidente e attuale diesse, chiude la porta. Anche a chi (Rufini) aveva temporaneamente accettato di accollarsi rischi suplettivi in un momento storico particolarmente sofferto dell'ultimo campionato, rilevando la panchina scomoda sùbito dopo la gestione-Pettinicchio e prima dell'ingaggio di Ortega. Inutile aggiungere che la tifoseria, già infastidita dal protrarsi delle pratiche del passaggio di proprietà del club (i nuovi padroni si intuiscono, ma non si vedono ancora), non ha gradito il gesto. Che rientra nel grappolo delle operazioni strategiche del vertice societario: partorite, immaginiamo, al culmine di un'analisi accurata. E che, però, stona un po'. Soprattutto perchè il Fasano sembrava avvertire l'esigenza di aggrapparsi a qualche punto di riferimento, prima di riaccendere il motore. Purchè, ovviamente, emrga in tempo il nuovo organigramma della torre di controllo: è questo, cioè, il punto nodale. Al di là delle carte d'identità, che spesso possono ingannare. O fuorviare. E al di là delle rimasterizzazione della squadra: che, adesso, attendiamo molto giovane e molto vivace. Il sacrificio di Rufini e Pisano dovrà servire a questo. O no?