lunedì 16 giugno 2008

La vittoria del Lecce. E di Papadopulo

Parliamone: il Lecce è in A. Cavalcando con agilità, proprio davanti al traguardo. E sorvoliamo su quegli ultimi venti minuti di ieri, nella sfida che vale una stagione. E' in A, ancora una volta. Legittimando il diritto di appartenza del club alla nobiltà del calcio naziomale. E legittimando i meriti di un campionato intero. E' in A, testardamente. Perchè è testardo il Lecce che insegue e sorpassa e poi insegue ancora per dieci mesi sfioriti in un derby amarissimo. Perchè è testardo il Lecce di questi playoff aggressivi e imperiosi. Perchè è testarda la squadra che mai smette di confidare in se stessa. Perchè è è testardo il suo nocchiero esperto, che sa dove e come navigare. Il Lecce è in A. E il verdetto, in coda ai giochi, sembra corretto. Non solo per i numeri (ingombranti) di una regular season poderosa e vanificata solo dall'altrui prestanza. Non solo per il pregio della regolarità, ingrediente raro nel menu della B. E che, difficilmente, abbandona chi la utilizza. Non solo per qualità riconosciuta dell'organico allestito nel tempo e rafforzato a gennaio. Non solo per la mentalità matura di un collettivo che raramente ha fallito. E che, quando lo ha fatto, ne ha pagato ogni conseguenza. Sino in fondo. E non solo per il suo calcio pragmatico e assuefatto alle necessità di un torneo dispendioso e infido come quello di seconda serie. Il Lecce è in A. Premiando i suio stessi sforzi. Ricollegandosi ad un certo discorso bruscamente interrotto due anni addietro. Per ribadire che il suo apparato societario è ancora goloso di notorietà. E che la temporanea (o apparente) sazietà era una semplice necessità organizzativa, un periodo di riflessione finalizzato al rafforzamento delle fondamenta del programma. Il Lecce è in A. Ed è la vittoria di tutti. Anche del calcio pugliese, sin qui evidentemente ammaccato dagli accadimenti di una stagione sdrucciola. Di tutto il calcio pugliese, che può felicitarsi di questo alloro, l'unico che possa amaltire le tossine da retrocessione (di Andria, Martina e Manfredonia) e le inquietudini da sogni infranti (a vario livello: di Foggia, Taranto eBarletta, ad esempio). Sì, il Lecce è in A. Ed è pure la vittoria (o la vendetta) di Giuseppe Papadopulo. Spesso (o molto spesso) censurato da tifoseria e opinione pubblica per un calcio non sempre brillante e, a volte, sparagnino. E per qualche concetto bagnato di verità, anche scomode. Cioè, di buon senso. E' la vittoria (o la vendetta) di un tecnico anche criticato su basi opinabili, eppure solide. Ma troppe volte pretestuosamente.