giovedì 5 novembre 2009

L'armistizio del Brindisi

Dicono che Massimo Silva conservi la fiducia della società. E che i fratelli Barretta, plenipotenziari del Brindisi, abbiano equamente diviso (tra tecnico e giocatori, cioè) le responsabilità dell’impasse. Minacciando lindistintamente a truppa e il suo comandante: ormai divisi da accuse incrociate e neanche tanto velate. Dunque, il tecnico rimane dov’è: per il momento, almeno. Anzi, il vertice del club smentisce che le pratiche di rescissione del contratto con il tecnico pavese siano naufragate in dirittura d’arrivo. Punto e a capo, quindi. Con un coach sfiduciato da una parte dello spogliatoio e con uno spogliatoio spubblicato dal trainer. Con un allenatore deligittimato da una parte dell’organico e con i giocatori delegittimati dall’armistizio. Come a dire: se la base individua la convenienza dell’armonia e ritrova la vittoria, tutto bene. Altrimenti, può partire l’epurazione. E, a pagare, saranno molti. Anche Silva, ovviamente. Che continua a dipendere, sempre di più, dagli atteggiamenti di chi scende in campo. Senza essere proprietario, sino in fondo, del proprio destino.