venerdì 20 novembre 2009

Un calcio geograficamente corretto

Esiste anche un calcio geograficamente corretto. E’ quello quasi sommerso dei dilettanti di facciata. Quello dell’Eccellenza o della serie D. Un calcio che non si lascia alla casualità, che vive di ritmi e contenuti propri. Che si nutre di se stesso, delle sue peculiarità, dei suoi uomini, delle sue idee e delle proprie situazioni. Che necessita del suo stesso humus, per sopravvivere. E, comunque, di gente che lo conosce profondamente e lo coltiva assiduamente. Che lo mastica da sempre, cioè. Un pallone di confine che il calcio dei grandi un po’ irride: sbagliando. Ma, sicuramente, questa non è materia per improvvisatori. Tutto vero, non sorridete. Tanto vero che rischiamo un concetto: i campionati dilettantistici (si fa per dire) di Puglia sono a misura dei pugliesi. E rifiutano puntualmente l’apporto dello straniero. Boutade? Niente affatto. Guardate, ad esempio, il fermento sulle panchine di casa nostra: difficili da gestire per chiunque, ci mancherebbe. Ma, soprattutto, per chi arriva da fuori. Chi, evidentemente, non conosce i meccanismi del calcio di queste contrade. E la sua realtà. L’azzardo di dirigenze un po’ miopi o, meglio ancora, superficiali trascina, talvolta, coach di oltre confine (e di estrazione calcistica diversa) tra la Capitanata e il Salento, tra l’Adriatico e lo Jonio. E il pericolo di franare è altissimo. Lo dicono le statistiche. Anche quest’anno. Soprattutto quest’anno. E’ il caso del nordico Lombardo, calatosi a torneo iniziato nei problemi dell’Ostuni: malgrado la diffidenza di molti addetti ai lavori. Compresa la nostra. Bene, Lombardo è già tornato a casa, travolto da un mondo che non è il suo, oltre che dalle insidie di percorso. Come Carmelo Miceli, calabrese scritturato ad agosto dal Sogliano e già sostituito dal leccese Levanto. Come lo stesso Orlandini (lombardo, ma mesagnese di adozione, quindi abbastanza pugliese per essere considerato straniero), eppure sùbito esautorato dal Tricase. E come Karel Zeman, figlio di Zdenek, palermitano che aveva accettato l’offerta del Maglie tramortito domenica scorsa a Terlizzi. Risultato: esonero(anzi, congelamento) ampiamente previsto. Traducendo, tutte operazioni estive anomale e puntualmente naufragate. Non ci sembrano coincidenze, ma conseguenze. Perché il pallone di Puglia possiede una sua logica, un suo dna, una propria gestazione. E una propria prateria di protagonisti. Autoctoni.