venerdì 7 novembre 2008

Barletta, alta tensione inopportuna

Il Barletta, questa volta, si piega sotto il peso della sua stessa apprensione, del suo nervosismo. Prima ancora che sotto il peso dell’avversario. E finisce il match di Barcellona in nove, rinunciando al concetto di giocarsi sino in fondo una partita possibile. In cui c’è un’Igea Virtus evidentemente motivata e, dunque, aggressiva. Tanto da condizionare la formazione di Chiricallo, che si arrampicherà pure su qualche decisione del giudice di gara. Il Barletta, peraltro, rimedia allo svantaggio, ma l’equilibrio del risultato si frantuma presto. Ed è proprio allora che la squadra crolla mentalmente. Rischiando persino un passivo più vistoso. Verità che lo stesso coach non si sente di mascherare. Sottolineandola, anzi, a microfoni aperti. Ed astenendosi dal giustificarla. Quello di Barletta, del resto, non è un ambiente morbido. E attorno al Barletta continuano a convivere esigenze ingombranti. Perché è anche l’ambiente che fa la squadra e ne indirizza le fortune. Intristisce, semmai, constatare che il problema affiora (o riaffiora) quando la classifica è rassicurante, in coda ad un momento di discreta amministrazione del campo e di sviluppo. Può essere, però, che la vicinanza geografica con il quartiere dei playoff abbia deviato l’obiettivo reale (la salvezza, magari senza troppo penare) e minato la ragionevolezza. Se così fosse, il pericolo è serio. In C2 le distanze sono sempre corte e la regolarità è un bene prezioso. E il nervosismo, invece, un cattivo alleato.