martedì 25 novembre 2008

Grottaglie, Borsci si autoesclude

Antonio Borsci è personaggio che non ama incollarsi alla poltrona. Forse perché naviga tra interessi differenti, che gli impegnano le settimane. Comunque, è difficile che possa cadere nel burrone della noia: e, quindi, è persino logico che possa anche decidere di rinunciare all’incarico. Ad uno dei suoi incarichi: quello calcistico, magari. Sicuramente, intanto, di calcio Borsci non vive e non ha mai vissuto: e, per questo, può anche appartarsi. Senza troppo pentirsene. Al di là di un’onestà intellettuale che gli riconosciamo. Borsci, da domenica sera, non è più il direttore sportivo del Grottaglie. Le dimissioni presentate sùbito dopo la sconfitta casalinga rimediata dalla squadra di Del Rosso contro la Nocerina viceleader del girone seguono la scia delle contestazioni (personali e non) più o meno recenti e di qualche complicazione annessa (il dirigente monteparanese parla compiutamente di telefonate anonime che avrebbero minato gli interessi del club e, evidentemente, anche la tranquillità dei singoli). Ma, soprattutto, si concretizzano là dove sfociano i timori per una classifica fallimentare (sette punti, penultimo posto in classifica: pochissimo, per una formazione che puntava ad un piazzamento di prestigio). Dimissioni che, onestamente, ci attendevamo: conoscendo la personalità di Borsci. Ma anche l’evolversi dell’ultimo match. Il diesse, del resto, era e resta il costruttore principale di un Grottaglie spiazzato dalle partenze estive di Chiesa, Marchi e pure di Lacarra: in teoria, rimpiazzati autorevolmente da nomi dotati di pédigrée ed esperienza, alcuni dei quali ancora lontani da una condizione psicofisica rassicurante. E sì, perché, nel tempo, proprio l’ultima campagna acquisti è diventata il vero punto nodale delle argomentazioni sorte attorno all’Ars et Labor. Campagna acquisti che, ci sembra, da sola spiega abbastanza, ma non tutto. Perché, ad esempio, Piperissa, uno dei rinforzi, si è sbloccato tardi, ma alla fine si è sbloccato. Offrendo quello che tutti si aspettavano da questo attaccante rientrato a Grottaglie dopo un anno vissuto a Barletta: i gol (quattro, al momento). E perché, dopo tutto, l’ossatura della squadra (come la sua guida tecnica) è esattamente la stessa del passato campionato, chiuso con numeri invidiabili. Difficile pensare, cioè, che il solo ingresso nello scacchiere di Latartara possa aver indebolito così vistosamente un collettivo già felicemente rodato. Mentre Triuzzi, di fatto, ha potuto incidere davvero relativamente, a fronte della sua parca utilizzazione. Semmai, e questo è vero, il mercato del club grottagliese ha omesso di reperire una valida alternativa a pezzi di spessore acclarato come Piroscia e Pirone, infortunati cronici. E non da questo campionato. Riparando, poi, in ritardo il problema del portiere: che, va detto, Del Rosso preferiva under (ma né Vitale, né Sardella hanno convinto). Detto questo, il disagio non svanisce qui: e le dimissioni di Borsci risolvono poco. Potrà giovare, piuttosto, un intervento suplettivo e robusto sul mercato, appena sarà tempo. Al quale, ovviamente, il diesse non parteciperà. La sua estrema decisione, tuttavia, gli rende onore: perché è sempre più arduo, di questi tempi, incrociare chi accetta di farsi da parte, rinunciando all’ingaggio e alla visibilità.