giovedì 6 novembre 2008

Di nuovo il Gallipoli

Di nuovo il Gallipoli. Per contestare una crisi che, giura Giannini e giurano tutti, non esisteva. Per riacquistare il passo. Per dimostrare che la volontà è viva e le possibilità del gruppo sono intatte. Per azzerare tre gare un po’ particolari, in cui le coordinate del calcio prodotto e del risultato ottenuto non si sono incrociate. Di nuovo il Gallipoli, con i suoi singoli devastanti, con la sua potenza esplosiva, che esplode tutta assieme dopo la sfida lanciata dalla Cavese, che prima si porta in vantaggio e poi affonda sotto il peso di cinque reti pesanti e inequivocabili. Di nuovo il Gallipoli, ancora nei paraggi dell’Arezzo e della prima piazza. Per affermare che la partenza felice non è un bluff, né una menzogna e neppure un’eresia. Per ribadire che è giusto continuare a credere nel suo lavoro quotidiano e nel suo progetto. Tante volte, tanti protagonisti si sgonfiano, prima o poi. E reagiscono molto male alle prime traversie. Ma il Galipoli, è evidente, non si è sgonfiato. Ha masticato amaro, sì: ma è ancora sul proprio binario. Sul binario giusto. Anche se questo non basta e non può bastare. E’ sufficiente sapere, però, che il Gallipoli è un blocco vero, uno spogliatoio unito. E non è una frase artificiale: la sensazione, piuttosto, è reale. Certe cose si intuiscono, si vedono. Al di là di quello che sarà o che potrà essere.